QUANDO LA SINISTRA FA LA SINISTRA

Note umbre di un risveglio politico.

Scritto, per scherzare, con lo stile di Indro Montanelli, secondo ChatGPT

In Umbria, terra di santi, cattedrali e antichi feudi rossi ormai sbiaditi dal tempo e dalle urne, si intravede un sussulto.

Le amministrative, che altrove son parse una conta come tante, tra astensionismi e sorrisi stiracchiati, nella provincia di Perugia hanno invece raccontato una storia diversa. Una storia che la sinistra, quella d’antica militanza e nuova veste ecologista, si affretta a chiamare “vittoria”.

E vittoria fu, almeno ad Assisi — città che, al di là delle suggestioni francescane, dimostra che l’anima laica e progressista non è morta, ma forse soltanto in letargo. E allora, quando Verdi e Sinistra Italiana si tengono per mano e parlano con una voce sola, pare che la gente risponda. Anzi, che risponda persino meglio del previsto.

Così, da Perugia arriva un comunicato che sa di ex voto laico: si ringrazia l’attivismo di base, si esalta il collettivo, si celebra il lungo cammino, e si promette che questa alleanza non resterà circoscritta alle valli umbre, ma anzi, diventerà “modello nazionale”. Parole che, chi ha qualche primavera sulle spalle, ha già sentito. Tante volte.

Ma stavolta, dicono, è diverso. Stavolta la sinistra ha imparato la lezione: o si cammina insieme o si affoga divisi. E l’antidoto alla “destra divisiva”, come la chiamano loro, è nella cooperazione, nella giustizia sociale e in quella transizione ecologica che è ancora più un’idea che un piano.

Sarà. Di certo, una cosa è chiara: i vecchi simboli tornano a parlare, e qualcuno torna ad ascoltarli. Forse perché, stufi dei proclami senza pane, gli elettori tornano a guardare chi si sporca le mani, non chi le alza. E allora, bentornati, compagni. Ma ora, pedalare. Perché vincere ad Assisi è una notizia, certo. Ma governare — e farlo bene — quella è tutta un’altra storia.

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