
La fine del Festival. Il concerto in piazza. La Budapest Festival Orchestra diretta da Ivàn Fischer in giacca bianca come d’abitudine.
Il tempo è stato lacrimoso fino a poco prima dell’inizio dello spettacolo poi, come è sempre successo per tutte le edizioni del Festival dei Due Mondi, le nuvole si sono diradate lasciando posto all’arcobaleno e si è potuto iniziare con un pensiero a Thomas Schippers.
Platea pienissima. Abiti eleganti, signore in lungo e altre “in largo” (citazione di Gaber che mi è scappata”.
Tanto lavoro di parrucchieri, gioielli, insomma bella gente.
Anche le persone che siamo abituati a vedere un po’ meno curate, qua ci tengono e come per un nostrano Wimbledon si sfoggiano abiti e colori straordinari nel rispetto del “dress code” del Festival.
Seduti vicino a me molti spettatori che dal telefonino seguono la diretta del match Sinner – Alcaraz. Ha vinto l’italiano.
Tanti politici nelle prime file, imprenditori. Insomma un evento che apre le porte anche agli affari e agli scambi di conoscenze.
Per quanto riguarda la musica Ivàn Fischer ha scelto Mahler. La Sinfonia n° 5 in do diesis minore.
Per le prossime volte suggerisco di sistemare in platea una efficace “Claque“. Quei personaggi che attivano l’applauso del pubblico al momento giusto.
Molti erano i clacchisti fino a poco tempo fa, ma ormai l’abitudine sembra vecchia e non si usa quasi più. Peccato perché ci sarebbe bisogno di sottolineare i tempi dello spettacolo nei tempi giusti.
Niente di nuovo per l’illuminazione affidata a due torri laterali e a proiettori a terra per evidenziare le colonne della facciata. La scenografia è quella costruita in secoli di storia.
Insomma un bell’evento terminato con il premio conferito dalla Fondazione Carla Fendi. Il Premio Carla Fendi STEAM al “The Centre for the Less Good Idea“, rappresentato dai direttori Neo Muyanga e Bronwyn Lace.
